CAPACITY PAYMENT, CHE COS’E’ ?
Formula di provenienza anglosassone usata per indicare un contributo dato alle centrali tradizionali affinché non vengano chiuse, dal momento che ormai producono meno delle loro effettive potenzialità per via dello sviluppo delle rinnovabili, in modo da ripagarle per il solo fatto di esistere e di essere funzionanti. In questo modo potranno, al bisogno, fornire energia, mantenendo in equilibrio il sistema. Insomma una sorta di salvaguardia per non lasciare a secco di energia elettrica il Paese.
Il «capacity payment» fu introdotto nel 2003 (governo Berlusconi, ministro Marzano): è un incentivo pubblico concesso ai produttori di energia che s'impegnavano ad aumentare la produzione in caso di picchi di richiesta. Negli anni successivi la capacità è aumentata e il problema è venuto meno. L ’emendamento ha lo scopo di “omogeneizzare l’erogazione di energia elettrica, perché grazie al fotovoltaico durante il giorno i consumi nazionali vengono coperti in larga parte dalla fonte rinnovabile e non inquinante, rendendo però giustamente necessario che gli impianti a ciclo combinato siano sempre pronti a sopperire a eventuali necessità aggiuntive”. Il 22 maggio 2013 Paolo Scaroni e Fulvio Conti, amministratori delegati di Eni ed Enel, si erano recati per l’appunto a Bruxelles per valutare le possibilità che anche a livello europeo si potesse affermare l’approccio del capacity payment.
PERCHE’ PARLIAMO OGGI DI CAPACITY PAYMENT ?
Semplice un simpatico regalino a Carlo De Benedetti e famiglia. Il tribunale di Milano ha dato via libera al riassetto dell'enorme debito di Sorgenia: 1,8 miliardi di euro. Evita così il fallimento passando sotto il controllo delle banche. L'omologa del tribunale era l'ultimo passo per il salvataggio del gruppo controllato dalla Cir (famiglia De Benedetti) e dall'austriaca Verbund. Con questo passaggio vengono autorizzati un aumento di capitale da 398 milioni e un prestito convertendo da 198 milioni: in questo modo le banche con cui Sorgenia era indebitata potranno trasformare i loro crediti in capitale. Il creditore che rischiava di più è il Montepaschi (600 milioni). Ora è ufficiale: le banche e il governo Renzi hanno salvato Carlo De Benedetti.
QUINDI OGNI IMPRENDITORE IN CRISI PUO’ ACCEDERE AL CAPACITY PAYMENT PER EVITARE IL FALLIMENTO DELL’AZIENDA?
Assolutamente no! Di solito le banche chiedono ai debitori di rientrare velocemente e senza discutere troppo. E, si guardano bene dal concedere prestiti a imprenditori che mostrino crepe nell'assetto finanziario. In questi anni di crisi oltre l’80% delle aziende hanno chiuso bottega, perché le banche non concedevano dilazioni ai debiti. O i proprietari di case pignorati perché non ce la facevano a pagare le rate del mutuo. Ed il 20% delle aziende rimaste sopravvivono, ma non vivono.
A De Benedetti invece è stato riservato in questi anni un trattamento di riguardo, visto che la tendenza delle banche soprattutto in tempo di crisi è quella come dicevamo prima di stringere i cordoni del credito e, obbligare i debitori a rientrare il prima possibile. Nonostante ciò Sorgenia pur attraversando un lungo periodo nero (la sola centrale elettrica a carbone di Vado Ligure, per esempio, tra 2013 e 2014 ha perso la bellezza di 384,4 milioni, con un debito di 894 milioni) ha evitato il fallimento. Le banche hanno pazientato, anche perché, nel frattempo a migliorare la situazione finanziaria del colosso energetico è intervenuto il governo Renzi, di certo non nemico di De Benedetti.
COME E’ INTERVENUTO IL GOVERNO RENZI?
Il governo ha fatto fuori un decreto (firmato dal viceministro dello Sviluppo economico Claudio De Vincenti, vicino come sottolinea il Giornale a Bersani e Visco), per aumentare il cosiddetto capacity payment, un fondo pubblico istituito nel 2003 dal governo Berlusconi per concedere incentivi a quei produttori di energia che si impegnavano ad aumentare la produzione in caso di emergenze e picchi di richiesta. Bene, il governo Renzi ha messo in cassa 700 milioni di euro, dei quali a Sorgenia dovrebbe andare una somma compresa tra il 20 e il 25%, ossia almeno 150 milioni. Di fatto, soldi che andranno alle banche che salveranno De Benedetti.
Fatta la legge trovato l’inganno?
È di notte che il governo Renzi riesce a dare il meglio di se stesso e in una notte di fine giugno il governo Renzi ha varato il decreto che a palazzo Chigi è stato ribattezzato «salva-De Benedetti».