A causa di una bronchite, dopo l’applicazione di bollenti polentine di semi di lino sul petto, rivelatesi inutili, il medico di famiglia mi aveva prescritto una serie di iniezioni che mi sembra di ricordare si chiamassero Mugolio, avevano un odore forte ed erano oleose. Avrò allora avuto cinque anni e con la siringa ancora tiepida fra le mani, (allora le siringhe erano solo di vetro e venivano fatte bollire ogni volta con l’ago in un apposito contenitore di alluminio), facevo cinque piani a piedi e andavo da mia Zia Ada per farmi fare le iniezioni.
Mia Zia Ada non era veramente mia zia, ma cosi’ la chiamavo per l’affetto che ci legava. Lei è stata per me una figura davvero molto importante per il suo carattere forte, energico, mai triste. Il suo affetto mi ha sempre accompagnato nell’infanzia e anche dopo perchè era vicina a me anche quando è nato il mio bambino. Era una donna alta, con i capelli mossi, di origine veneta e con una voce squillante. Andavo da lei per le iniezioni senza timore, anzi pregustavo la gioia che vedevo nei suoi occhi appena arrivavo, la sua risata contagiosa e i baci e gli abbracci con i quali mi accoglieva. La Zia Ada era rimasta vedova in tempo di guerra: lei e il marito, scesi dal treno per un mitragliamento, avevano cercato riparo fra gli alberi vicini alla ferrovia e il marito era morto li’, abbracciato ad un albero. La lasciava con tre figli maschi che lei faceva rigare diritto come un generale. Ogni tanto vedevo uno dei suoi figli che veniva ad approvvigionarsi d’acqua alla piccola fontana del cortile perché non sempre era possibile disporne all’ultimo piano.
Mia Zia Ada abitava in quello che oggi viene definita mansarda dai piu’ e che invece allora tutti noi chiamavamo abbaino. Prima di arrivare alla sua abitazione vicina ai tetti, dovevo attraversare una terrazza aperta dove, in grandi mastelli di legno, forse vecchie botti, lei coltivava
bellissimi Oleandri bianchi e rosa, molto grandi, molto profumati e ... i primi Oleandri della mia vita. Entrata in casa sua trovavo, in ogni stagione, torte che cuocevano e acqua che sobbolliva in una piccola cucina, povera ma accogliente.
Sono andata via da Restellone prima di lei ma poi l’ho ritrovata in Viale Matteotti e spesso la andavo a trovare con mio marito. Quando è nato mio figlio lei era già molto anziana, sofferente, camminava a fatica. Avendo saputo delle mie complicazioni durante il parto, prese le stampelle e il taxi si è fatta portare fin dentro lo spiazzo dell’ospedale e ricordo benissimo che mi ha portato anche fiori. Sono andata di frequente a farle visita finchè mi ha confidato che si era dovuta arrendere, cosi’ diceva, e non volendo disturbare nessuno, si era fatta ricoverare in una casa di cura finchè è vissuta.
Grazie Zia Ada per tutto il tuo amore.