Scrissi la seguente lettera una volta tornata a Dahab, dopo avere assistito all'attentato del 2006, vissuto la rinascita e scritto, partendo da quello spunto, il libro "L'oro di Dahab".
“Non so come spiegare quello che si sente qui, ne' com'e' ritrovare Dahab spensierata e raggiante, come se tutto quello che ho vissuto nel mio libro fino a pochi giorni fa fosse lontano anni luce... C'è qualcosa di me nella gente di qua. C'è qualcosa di casa nella natura che ogni notte nei sogni qui mi richiamava, perché io tornassi. Immaginate cosa vuol dire fare sport, leggere un libro, pregare, lavorare, davanti a una laguna blu e turchese, che quando il cielo e' di sabbia, per via delle tempeste di vento nell'interno, diventa dorata, come oggi? Un giorno come oggi lo intitolerei: “Quando il Sahara va in cielo”. Così chiamerò il mio album di fotografie scattate in laguna.
Nel frattempo, ho perso il conto delle decine di persone che mi salutano con un abbraccio per il mio ritorno: quest'accoglienza ti toglie il fiato, raramente mi sono sentita così importante... Tornare qui è stata la scelta più intelligente. Avevo davvero bisogno di vedere questa rinascita. Rinata Dahab, sono finalmente rinata anch'io. Questa natura mi ha già dato tutto quello che cercavo. Pienezza, equilibrio, gioia, riconoscenza, libertà. Il pensiero salvifico che qui pure un grande amore, a confronto di questo deserto, questo mare e tutte queste stelle, diventa una cosa così piccola… Dahab stessa mi ha curata. Sono così felice adesso.
Ho già deciso che il prossimo inverno lo voglio passare qui. Costi quel che costi: ho imparato che non sono io a dovermi adattare alla vita: prima scegli quello che vuoi davvero, poi sarà lei ad adattarsi a te, e le forme che può assumere a questo scopo sono davvero infinite e vanno ben oltre la dicotomia: “ho le possibilità/non ho le possibilità”.
Questa dev'essere stata casa mia in un altro tempo, o non so come spiegare questo enorme e vivificante desiderio di dare a Dahab quanti più miglioramenti io possa portarle... La stessa sensazione avuta all’inizio.
Tornare qui dopo tanto rimuginare sull'Islam e sulla politica in Italia mi ha fatto bene.
Mi aspettavo nuovo dolore nel riaffrontare i luoghi dei ricordi, invece Dahab con tutta la spontaneità del mondo mi ha restituito ciò che mi aveva preso con l'attentato del 2006. Come fosse una bambina che mi aveva portato via la leggerezza per errore. Nei giorni, la felicità si è mossa in maniera crescente, fino a farsi travolgente di fronte a una Dahab rinata, spensierata e molto più dolce di quanto la ricordassi. Gli abitanti hanno reagito abbellendola, sono arrivati nuovi fondi e la natura ha fatto il resto, donandomi una pace vasta e corposa, qualcosa che nutre e di cui avevo disperatamente bisogno.
E' così che ho rifatto pace con Dahab.
Un caro saluto a casa.”