LO SHOCK CULTURALE INVERSO
Dopo aver vissuto per alcuni anni all'estero, molti decidono di ritornare al proprio amato paese.
In realtà, ci sono molti sentimenti che si vivono quando si ritorna a casa dopo un lungo periodo di tempo.
Si sente la gioia, la nostalgia di ciò che si è lasciato alle spalle, l'entusiasmo di essere tornato di nuovo circondato dalla famiglia, le emozioni positive e negative contemporaneamente l'euforia e la paura di ciò che viene.
Sentimenti contrastanti spesso ho sentito dire su come possa essere difficile per una persona ritornare nel suo paese natale dopo una lunga assenza.
Questo problema o sindrome nota come "shock culturale inverso".
Ebbene, entrando nel soggetto, cercherò di spiegare ciò che può causare lo shock.
Ritornare nel proprio Paese di origine per molti vuol dire rincontrare un figlio che ormai è diventato grande, che studia all’università e che è abituato alla sua indipendenza.
Vuol dire ricongiungersi a una moglie o marito che ti ha aspettato per anni magari crescendo figli che nei giorni successivi al tuo ritorno, non fanno altro che accarezzarti, saltarti al collo, dimostrazioni a cui non sei più abituato, gesti che ti sorprendono e che ti riempiono di felicità.
Vuol dire prendere in braccio per la prima volta una figlia o un figlio venuto al mondo quando eri lontano, che hai visto solo in foto o ascoltato la sua voce per telefono.
Vuol dire rivedere una madre che, per il tuo rientro, ha preparato talmente tante cose da mangiare che, complice il tuo stomaco disabituato ormai alla cucina, farai fatica a digerire per un giorno intero.
Vuol dire rendersi conto di non essere più abituati alla confusione, al clima, al cibo della tua città e provare invece nostalgia dell’Italia, della sua tranquillità, del suo cappuccino con brioche.
Vuol dire avere il forte desiderio di iniziare a lavorare per non sprecare neanche più un minuto ed aiutare i familiari che ti aspettano da anni.
Vuol dire dimenticare l’odore del caffè per riassaporare i gusti tipici delle pietanze.
Vuol dire finire finalmente la casa che, con le rimesse inviate, hai costruito negli anni e che adesso andrà riempita con gli oggetti che hai portato in valigia dall’Italia che, seppure non strettamente necessari, daranno concretezza al tempo che è passato.
Vuol dire trovare il coraggio di mettersi in gioco un’altra volta con molti dubbi da un lato e molte speranze dall’altro.
Rientrare a casa può rappresentare il confronto con una realtà diversa da quella dei ricordi, da provocare uno shock culturale inverso e quasi come quello sperimentato alla partenza, con la sensazione di essere “stranieri in casa propria”.
Lo shock culturale inverso rappresenta un processo determinato da variabili personali e dall'incarico ricoperto nel contesto sociale.
Aggirarsi per le strade non si riconoscono più i volti di chi si incontra.
C’è una nuova commessa in negozio, il vecchio barbiere ha chiuso, il pizzicagnolo tanto disponibile del negozio ha cambiato lavoro e la botteguccia conveniente all’angolo non esiste più.
Non è solo l'ambiente circostante che cambia, ma anche il proprio modo di essere.
Anche i posti rimasti esternamente immutati e riconoscibili, non trasmettono più le stesse emozioni di prima.
Vuol dire tutte queste cose e molte altre ancora
La città è diventata l’equivalente di una città straniera.
Anche le persone con cui si avevano quotidiane relazioni sociali prima della partenza sono mutate, sia esternamente che internamente.
Tra il gruppo di amici, chi si sta sposando, separando, chi è stato trasferito, o solo di casa e, ciò che più lascia meravigliati, benché naturale, tutti sono invecchiati.
Anche le solite cose di tutti i giorni hanno un sapore diverso.
Le relazioni con familiari e amici provocano un senso di disagio.
Tutti si mostrano interessati e curiosi alle notizie sui propri viaggi e sulle proprie esperienze, facendo molte domande, vedendo fotografie e ascoltando storie, ma non realmente interessati all’altra cultura loro erano assenti e non hanno vissuto azioni o visto ciò che si tenta di trasmettere raccontando ogni particolare; si evince il distacco culturale e la consapevolezza che, per quanto uno descriva, loro non riusciranno mai a comprendere.
La manifestazione di critiche, opinioni e confronti danno la sensazione al rimpatriato di essere giudicato e inducono alla deduzione difensiva che nel paese straniero si vive meglio.
La percezione che tutto va bene ma la sensazione soggettiva di “essere fuori posto”.
Lo scorrere del tempo e le esperienze, positive o negative, hanno mutato sia chi è partito sia chi è rimasto senza rendersene conto.
Il sentirsi una “minoranza” lo induce a misurare le parole, al comportamento,a i gesti, e soprattutto a non manifestare le proprie emozioni e i propri pensieri.
Anche professionalmente sembra che, nessuno riconosca e valorizzi l’esperienza all’estero.
E' ovvio che la risposta elaborativi è diversa da persona a persona, ma non la sequenza che consiste in una iniziale euforia, seguita da un periodo di crisi, che si conclude con l’adattamento e accettazione delle differenze.
Coloro che invece hanno tessuto nuovi legami nel paese straniero, trova molta sofferenza ad accettare nuovamente la “propria” cultura che a volte risulta impossibile.
Qualche volta anche gli amici e parenti possono essi stessi sentirsi feriti e sorpresi dalle reazioni di quelli che sono tornati o per la diversa mentalità dei loro congiunti immigrati.
Alcuni studi e l’esperienza personale, hanno rilevato che il rientro in patria non solo può essere una fase difficile, ma può manifestarsi anche più gravosa e complessa del precedente adattamento all’estero.
I problemi e il relativo senso di frustrazione del rientro sono peggiori rispetto alla prima partenza proprio perché il rimpatriato che ritiene di conoscere il posto di destinazione, si scontra con una realtà improvvisamente cambiata dal trascorrere del tempo, a cui non è preparato.
Qualche volta anche gli amici e parenti possono essi stessi sentirsi feriti e sorpresi dalle reazioni di quelli che sono tornati o per la diversa mentalità dei loro congiunti immigrati.
Quindi coraggio, sappiate, cari amici scioccati dai rientri, che non siete soli, che quello che si sente è perfettamente normale e spiegato più o meno scientificamente, e che presto passerà tutto.
Gloria Janet Perilla