"Dopo lunghe ed attente valutazioni, "Dentro lo sguardo - il codice", saggio di Giuseppe Petix sulla pittura del Maestro Leonardo da Vinci, è stato inventariato e catalogato dalla prestigiosa "Biblioteca Leonardiana - Centro di ricerca e documentazione per gli studi leonardiani", di Vinci. La relativa registrazione bibliografica sarà inserita nel prossimo numero della "Raccolta Vinciana", edito dall'Ente Raccolta Vinciana, di Milano. Un importantissimo traguardo per il giovane scrittore siciliano, che continua a promuovere le sue ricerche in Italia ed all'estero, partecipando alle più importanti fiere dell'editoria e organizzando presentazioni in diverse città. "
Oggi cari lettori di Sestodailynews vi presentiamo Giuseppe Petix, sicuri che la lettura di questa intervista stimolerà la vostra curiosità a tal punto da desiderare di acquistare "il libro" e continuarne la "ricerca".
Chi è Giuseppe Petix?
Nasce a Serradifalco (CL) il 29/09/1975, dove tuttora risiede. Non ultima gli studi intrapresi in “Astronomia” presso l’Università di Bologna a causa della prematura scomparsa del padre nel 1997 (Salvatore Petix, all’epoca vicesindaco di Serradifalco), evento che sconvolge tutta la famiglia. Ha lavorato principalmente come agente di commercio in diversi settori, girando per lavoro gran parte dell’Italia. Si occupa anche di arte in maniera poliedrica, dedicandosi alla musica, alla pittura, alla ceramica ed alla poesia.
Giuseppe Petix, grazie anche alla sapiente guida della madre, Gina Tortorici, pittrice d’eccellenza nonchè insegnante di Storia dell’Arte, si appassiona alla pittura Leonardesca già da piccolo, quando per addormentarsi preferiva la lettura delle favole di Leonardo. In Giuseppe, nel tempo, questo interesse si trasforma in ricerca, incuriosito anche dalle tante ipotesi trattate da altri nel mondo che esaminano il genio leonardesco supponendo l’eventuale utilizzo di un codice atto a celare messaggi a prima osservazione non individuabili. L’attenta analisi di alcune opere lo porta a estrapolare i giusti parametri per l’individuazione di altre immagini, che guidano alla comprensione della personalità e del credo di Leonardo da Vinci.
Poi la scoperta a conferma di quanto sostenuto nella sua tesi: una correlazione esistente tra due opere del Maestro, che dimostra inconfutabilmente la volontà di questi di celare segreti, e di spingere l’osservatore a interrogarsi in merito. Le due opere sono parecchio distanti l’una dall’altra, ma risultano curiosamente legate attraverso la pittura scientifica di Leonardo. Il metodo che egli utilizza, infatti, è basato su basi ottiche, che oggi è semplice decifrare, grazie all’utilizzo di un programma grafico, ma che all’epoca di Leonardo risultava essere un vero e proprio enigma da risolvere. Il saggio: "Dentro lo sguardo – il codice", contiene dunque questa importante scoperta, a cui dovranno interessarsi anche gli ambiti accademici, confermando quello che è attentamente dimostrato dall’autore. Una svolta decisiva dunque nelle indagini sulla pittura Leonardesca, che aprirà la strada ad una ricerca alternativa sul genio toscano. Giuseppe Petix Autore La raccolta di poesie: "I Sensi dell'Amore" è una silloge che l'autore propone ai suoi lettori.
L'Amore è decisamente il tema dominante, trattato nelle sue varie sfaccettature: l'amore verso l'altro, l'amore romantico, vissuto, ricordato o sognato, l'amore verso la natura. E non da ultimo l'amore verso la Sicilia, la sua terra, così bella e così sofferente. E la Sicilia è una grande protagonista di quest'opera, nel suo spirito, che l'autore vive, respira, interiorizza e restituisce, nel suo concetto di bellezza, nel suo essere crogiuolo di culture, nel suo essere incastonata tra cielo e mare.
Di seguito riportiamo uno stralcio del testo che ci farà a lungo riflettere e in ogni caso ci permetterà di approfondire attraverso il libro la spiegazione che lo stesso autore presenta tra pagine che profumano d'inchiostro.
" Per lungo tempo il gesto dell’ "indice alzato", con cui Leonardo raffigura diversi suoi soggetti, è stato interpretato come la volontà di indicare il cielo, la luce, perfino Dio. Ma secondo la mia analisi rappresenterebbe la chiave per decifrare un codice segreto che il maestro ha sapientemente legato a una tecnica ottica ben precisa. Alzando il nostro dito tra noi e un'opera si crea, infatti, un punto di riferimento secondario, determinato dalla posizione del dito, che potrà così essere utilizzato come una "manovella" di regolazione ottica. Tenendo a fuoco il dito e avvicinandolo o allontanandolo dal proprio sguardo si avrà modo di "incrociare" più o meno gli occhi, verso il punto osservato. L'immagine osservata apparirà così con caratteristiche di profondità ed è questa osservazione che ci permette normalmente di stabilire la reale distanza dall'oggetto focalizzato..."
L'Intervista all'Autore
Quando ti sei accostato per la prima volta al mondo artistico/letterario?
Nella mia famiglia si è sempre respirata aria di cultura, intesa come argomento di riflessione e non soltanto come erudizione passiva, consequenziale ad una lettura o alla semplice fruizione di un’opera. Sono un figlio d’Arte: mia madre è una meravigliosa pittrice ed una Donna fantastica, mentre papà era più tecnico, amante della tecnologia e desideroso di nuove conoscenze. Un connubio perfetto per donarci entrambi gli aspetti dell’esistenza, quello astratto e quello razionale. Le mie prime letture sono state varie e di diverso genere, spaziavo dalla fantascienza ai classici, per poi addormentarmi con le fantastiche favole di Leonardo, in cui i soggetti, spesso animali o cose, venivano animati dalla creatività del Maestro toscano, in grado di dar voce alle emozioni più varie, legandole alle caratteristiche insite nell’idea di quella trasposizione.
Cosa ti spinge a continuare questo percorso?
E’ una domanda che non trova nella risposta degna soddisfazione. A mio avviso, non c’è un “qualcosa” che spinge a continuare ma è nel vivere stesso che siamo spinti a portare avanti ciò in cui crediamo. L’alzarsi la mattina e sapere che si sta seguendo un percorso che gratifica è già il carburante necessario affinché la macchina proceda senza intoppi. Siamo ciò che desideriamo, prima di tutto. Se si sta bene con se stessi, non ci sono strade giuste o strade sbagliate. E’ la felicità che si anela, non il traguardo… se mai ce ne fosse solo uno!
Il tuo primo giocattolo da bambino, qual è stato e quale pensiero ti viene in mente ricordandolo?
Ho avuto una stupenda infanzia, ero pieno di giocattoli. Avevo tanti modi per far lavorare la mia fantasia da bambino. Mi piaceva condividerli con gli amici, perché la solitudine, in fondo, è solo un altro nome dell’infelicità. I miei giocattoli preferiti erano le costruzioni, creare dal nulla era entusiasmante. Spesso giocavo con mio fratello, Rosario Petix, a volte assecondando i suoi di giochi, che erano più legati a sperimentazioni di teatralità: ci piaceva riprendere delle scene di alcuni film, con relativa nostra stesura di copione, per poi provare a interpretare i ruoli dei vari personaggi. Erano film che lui aveva visto un milione di volte e dei quali conosceva a memoria ogni battuta, ed era molto divertente immedesimarsi nei ruoli più impensati. Ma il gioco che finì per prendere tutte le mie attenzioni fu il famoso cubo di Rubik, avevo appena cinque anni ma riuscivo a risolverlo senza alcuna difficoltà, cosa che faceva invidia ai tanti amici di famiglia, ovviamente molto più grandi di me, che si cimentavano nell’ardua impresa, senza riuscire. Chissà se adesso riuscirei a risolverlo ancora? La mente dei bambini, a volte, è più aperta… ma ci proverò!
La prima parola che dici "a voce alta" appena sveglio. Saluto le mie due gatte: “Buongiorno piccolette” e poi mi metto a fischiettare mentre preparo il caffè… il fischiare è una mia caratteristica. Fischio di tutto, dal classico al pop, mette allegria fischiare, sono vibrazioni positive dell’Anima.
Ringrazieresti qualcuno per il successo ottenuto?
Successo… che termine poliedrico… un participio che si riferisce a un passato ma che traslato nell’oggi assume un’accezione d’importanza, di un qualcosa che è stato portato a termine. A me, sinceramente, piace più il “succedere”, all’infinito, perché sono, nel presente, più curioso di quello che succederà che di quello che è già “successo”.
Cosa non rifaresti "mai" se potessi tornare indietro?
E chi ti ha detto che non posso tornare indietro? La vita è fondata sulla relatività, Einstein docet. Certo… se ti riferisci alla realtà, ogni azione ha delle conseguenze, sempre. Ma se rispondessi alla tua domanda, immaginando di poter tornare indietro, non lo starei già facendo? Torniamo indietro ogni qual volta rileggiamo, con la mente, il libro della vita che scriviamo da protagonisti. Siamo coscienti di stare andando a vivere un ricordo e scegliamo di farlo, emozionandoci di conseguenza, come se quel passato fosse ancora vivo nel presente. Ognuno di noi lo fa… ed in quel momento vive il proprio ricordo con tutta l’Anima! Lo facciamo tutti di continuo: torniamo indietro. Ma se tornassi indietro per non rifare qualcosa, penso che non avrei modo, in quel tempo passato, di comprendere il perché ho scelto di tornare indietro per non farla. Perché non la starei rifacendo e non avrei modo di acquisire l’esperienza per comprendere il presunto sbaglio. Per sapere che quella scelta era sbagliata, bisognava farla. Tornare indietro, portando con noi il vivido ricordo che quella scelta ci porterà a conseguenze che non vorremmo, non è forse come restare nel presente e conoscere una via che riteniamo sbagliata? Quindi: perché tornare indietro per non rifare qualcosa? Anche quello sbaglio è vita, perché ci fa rendere conto che avremo l’esperienza per dire: “quello non andava fatto”. Penso che l’andare avanti sia un modo per comprendere il passato e riviverlo con l’esperienza del presente. E’ questa la regola della vita, e non sta a me cambiarla, perché ha già un senso così.
Mamma e papà, quanto hanno influito sulle tue scelte da adulto?
Sulle mie scelte da adulto poco. Sono stati dei genitori esemplari. Hanno saputo crescere ed educare i propri figli alla riflessione, al pensare con la propria testa e darsi da soli le risposte. C’è un proverbio cinese che mi ha sempre colpito, recita pressappoco così: “Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno, insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita”, per me, questo motto, vuol dire che è relativamente semplice essere genitore, sostenendo la crescita del proprio figlio e facendolo divenire un adulto, ma meno semplice è educare alla vita, rendendo il proprio figlio adulto e consapevole, quanto responsabile, di cosa dovrà servirgli per considerarsi, un giorno, tale. L’essenza dell’insegnamento, per me, è questa: rendere un bambino in grado di domandarsi qual è la giusta cosa da fare e poi guardarlo mentre sta decidendo di farla, seguendolo nel percorso. Ho avuto dei genitori esemplari, sì. Hanno reso perfettamente questo concetto, nell’essere in me con la loro essenza, non con la loro imposizione.
La tua città d'origine qual è e cosa ricordi di lei?
Serradifalco. Piccola cittadina dell’entroterra siciliano, che ancora vivo e che vorrei fosse valorizzata per la bellezza naturale che possiede, cosa che spesso, invece, viene trascurata.
Un pensiero a...
Alle tutte le persone che, pur potendo contare sulle sole proprie forze, continuano a credere di potercela fare, di poter realizzare la loro felicità, di poter vivere il loro sogno, lottando quotidianamente contro tutte le difficoltà del caso. Il credere è una forza esageratamente grande, in grado di realizzare ogni cosa. Bisogna vivere visualizzando fortemente ciò che si vuole e lavorare sodo per realizzarlo appieno, con l’Anima, prima che con i fatti.
Il tuo ultimo progetto
Sto lavorando alla realizzazione di un evento in visione dell’expo 2015. Coordinarsi a distanza non è semplice, ma sono certo che riusciremo ad avere la giusta energia per fondere l’entusiasmo di ognuno e concretizzare quello che è già presente nelle nostre idee. Non sarà facile, nè posso raccontarti altro, ma credo che se ne parlerà parecchio.
Chi vorresti ringraziare per il successo ottenuto?
Le persone che mi stimano e mi sostengono attraverso i miei canali, dimostrando sincero interesse per i miei traguardi. Voglio cogliere l’occasione per ringraziare tutti loro, senza i quali tutto questo bel viaggio sarebbe privo di qualcosa d’importante. La condivisione, come ti dicevo anche prima, è fondamentale. Il successo, fine a se stesso, è un’auto-commemorazione del sé. Il viverlo, insieme ai propri cari e affetti, assume un altro sapore, di gioia da condividere.
Ringraziamo Giuseppe e gli diamo appuntamento sempre qui, su Stelle di Giorno, per un'altra intervista, un'altra emozione!
L'11 Ottobre scorso, presso 94 Tele Art Gallery & Win bar, Via Madonna dei Monti 94 a Roma abbiamo potuto seguire la videopresentazione del saggio dell'autore Petix Ha introdotto Varo Clementini-Venturi, regista del film: "6 giorni sulla terra"
http://mevivo.wix.com/giuseppepetix#!la-scoperta/c1xhy