Prima Flavio Paulin, Kim, Paul Manners...da pochi giorni anche Nick Luciani... I Cugini di Campagna nuovamente "orfani" della voce in falsetto che determina la "differenza" !
Il chitarrista inglese del noto gruppo italiano i Cugini di Campagna , Paul Manners, oggi su Sestodailynews ci racconta di se e rilasciando un'intervista in esclusiva per il quotidiano ci svela la "scelta sofferta" quando anni fa decise di continuare il suo percorso artistico da solo, prima di avventurarsi in altre esperienze musicali che gli hanno consentito di essere conosciuto in tutto il mondo.
Ma chi è Paul Manners? Lo stesso si racconta così!
Sono nato a Romford nella periferia di Londra, ma presto la mia famiglia si trasferì nelle zone più tranquille lungo l'estuario del Tamigi nella contea di Essex. Da qui forse nasce il mio grande amore per il verde, la natura, per la musica e per i Beatles ! Così, facendo i lavori più umili, alla tenera età di tredici anni, riuscii a mettere da parte abbastanza denaro da comprarmi la prima chitarra elettrica... una "Top Twenty" color azzurro, fabbricata chissà dove. Ma per farla udire anche dagli altri, riuscii ad acquistare il mio primo amplificatore solo quattro anni dopo facendo il cameriere nelle vacanze estive. Frequentai la Rayleigh Sweyne Grammar School e poi la Borden Grammar School dopo l'ennesimo trasferimento della famiglia... questa volta nel Kent. NellInghilterra di oggi, le Grammar School non esistono più. Ma all'epoca erano degli istituti educativi indirizzati verso gli studi classici per alunni più dotati. E' da qui che deriva il nome della mia band Grammar School che dopo quasi un quarto di secolo ancora gira facendo concerti e proponendo, in modo molto originale, i classici della musica pop-rock.
Fino all'età di diciotto anni, suonai in vari gruppi (Troilus, Chug e James Blaire). Era il periodo del progressive rock, i Beatles si erano sciolti ed io ero fortemente influenzato da gruppi come King Crimson, Genesis, Yes e Gentle Giant. Ripudiando l'eccessiva disciplina e mancanza di libertà d'espressione in quella scuola, con poche sterline in tasca e una chitarra sulla spalla, affrontai un viaggio da "busker" che mi portò in Francia, Germania, Belgio, Svezia, Danimarca ed infine in Italia. Il fascino che i paesi latini esercitavano su di me (forse grazie alla mia bisnonna di origine spagnola, Elisa Santos) mi indusse a rimanere e ad imparare la lingua italiana. Mi arrangiavo dando lezioni d'inglese e mi iscrissi al conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino dove studiai chitarra classica sotto la guida del rimpianto maestro napoletano Edoardo Caliendo, il quale corresse pazientemente la mia tecnica chitarristica imparata "on the road". Contemporaneamente, feci parte di alcuni gruppi di progressive rock (Attilla e gli Unni, 1984, The Floreals ed infine Aspettando Edmondo).
Ma nel 1978, dopo una serie di rigorosi provini, fui selezionato per far parte di un gruppo pop già famoso in Italia... I Cugini di Campagna. Partecipai al primo album della nuova formazione come chitarrista-cantante e compositore. Nel secondo, curai anche tutta la pre-produzione e parte degli arrangiamenti. Ma nel terzo, mi fu affidata l'intera produzione. Cercai di sposare le melodie italiane con le sonorità della mia cultura musicale anglosassone. L'album si chiamava "Gomma" e per me rimane ancora oggi un lavoro molto interessante, e in modo particolare, dal punto di vista degli arrangiamenti. Anche se fu inizialmente elogiato da tutti i membri del gruppo e dalla casa discografica, il loro giudizio cambiò appena si venne a sapere che le vendite risultavano inferiori a quelle dell'album precedente (fenomeno del tutto comprensibile quando si considera che, tutti daccordo, avevamo optato per un'immagine più internazionale e meno casereccia e poi che c'era anche l'aggravante del cambio contrattuale a favore di un'etichetta più piccola e (presumibilmente) più determinata.
Così io divenni il capro espiatorio per aver voluto fare troppo. Nel 1984 mi venne offerto l'opportunità di un lancio internazionale come artista solista con la Baby Records. Registrai il mio primo singolo in lingua inglese "Enchanté " a Union Studios di Monaco e curai personalmente il mix a Wisselord Studios in Olanda. Malgrado il budget generoso messo a disposizione per la produzione e l'entusiasmo alle stelle dei discografici, per motivi all'epoca oscuri (oggi molto meno), non venne mai pubblicizzato e finì nel dimenticatoio. L'anno successivo fui chiamato per suonare le tastiere e programmare le sequenze del gruppo di successo internazionale del momento "PINK PROJECT". Questa mia passione per l'elettronica mi ha sempre spinto a imparare e studiare il mondo dei sintetizzatori e la loro programmazione. Nel 1988 aprì BYTE STUDIOS a Riccione, uno studio discografico dove si faceva ampio uso di informatica.
Qui mi dedicai quasi interamente al lavoro per conto terzi. Sono gli anni bui della HOUSE MUSIC che definisco molto stimolante da fare ma impossibile da ascoltare per più di una volta. Nel 1997 feci costruire un secondo studio FALCON VALLEY, una struttura tecnologicamente molto avanzata all'interno di un casolare tra le dolci colline romagnole, dove questa volta il computer era tenuto in un angolo per dare più spazio agli strumenti acustici. Fu lì che l'idea di creare una stazione di produzione prese forma e composi, produssi e lanciai diversi artisti... K.elly Joyce nel 2001 con il successo internazionale "Vivre la vie", Tina Arena con partecipazioni in quattro suoi album, e due album e un dvd di Sylvie Vartan per la quale curai anche tutta la direzione musicale della fortunatissima tournée intercontinentale 2004 che partì con quattordici concerti consecutivi al Palais des Congrès a Parigi e si concluse a Tokyo l'anno seguente.
Nel 2008 decisi finalmente di riprendere lo studio per la chitarra classica che imbracciai nel 2009 per registrare una collezione di ballate intitolata "3 / 4" (tutti brani sono nel tempo di 3/4 ) composta, suonata ed arrangiata totalmente dal sottoscritto ! Sempre in quell'anno mi occupai della direzione artistica e tecnica dello spettacolo audio-visivo dei Grammar School che oggi riscuote un grandissimo successo di pubblico e critica in tutta l'Europa. Nel 2010 iniziai a registrare i primi brani di un'opera multimediale che mi frullava nella testa da parecchi anni. Si chiama "A soldier they called Tom" (Un soldato che chiamavano Tom) e racconta la storia di un soldato inglese che, durante la seconda guerra mondiale, destino volle che passasse per Montefiore Conca proprio dove abito io attualmente ! E la mia storia continua...
Intervista a Paul Manners
Quando ti sei accostato per la prima volta al mondo artistico?
Un artista è un artista dalla nascita anche se io ho incominciato ad affilare le armi solo a 13 anni imparando a suonare uno strumento.
Cosa ti spinge a continuare questo percorso?
Un'arte permette di essere in contatto con un livello superiore di consapevolezza spirituale. Migliorando la propria arte, come regola, si migliora come persone. Lo stesso vale per il fruitore ma è un processo che richiede un’educazione continua. La musica è una disciplina anche per chi ascolta se si vuole apprezzare appieno la sua bellezza.
Il tuo primo giocattolo qual è stato e quale pensiero ti viene in mente ricordandolo?
Il trenino elettrico. Mi affascinava perché portava lontano... nuove stazioni, nuovi orizzonti. Oggi sono diventato un po' più stanziale ma viaggio molto di più con la mente.
La prima parola che dici appena sveglio...
Canto una canzoncina per dire buongiorno ai miei amici a 4 zampe mentre scendo le scale e loro mi rispondono puntualmente.
Ringrazieresti qualcuno per il successo ottenuto?
Sì... me stesso e un po' di fortuna ! Comunque non ho mai inseguito il successo... solo i risultati. Se creo qualcosa, deve piacere innanzitutto a me. Poi se piace a qualcun altro, mi fa piacere ma non influenza molto il mio giudizio.
Cosa non rifaresti mai se potessi tornare indietro?
Non mi pento di nessuna delle mie scelte ma non rifarei nessuna esperienza già fatta. Non avrebbe senso.
Mamma e papà quanto hanno influito sulle tue scelte di adulto?
Mio padre, mia madre e mio zio erano tutti appassionati di musica ma non mi hanno mai né incoraggiato e né sconsigliato di fare il musicista. Con gli anni l'hanno apprezzato di più come scelta di vita. Comunque ho avuto, grazie a loro, la fortuna di ascoltare in casa la musica classica, swing e jazz. Lo dico sempre ai giovani genitori oggi... avete una responsabilità enorme anche nell’educazione artistica dei vostri figli. Un bambino che cresce ascoltando musicaccia sarà un adulto più triste.
Qual è la tua città d'origine e cosa ricordi di lei?
Sono nato a Romford nell'Essex (sud est Londra) ma la mia famiglia si trasferì dopo poco tempo fuori città nella periferia residenziale. Io invece ho sempre adorato la campagna pura e la collina. Infatti è lì che abito adesso. Quando vado in città vado in apnea e solo per un motivo preciso. Se posso... evito.
Un pensiero a...
Una lista lunghissima di italiani che hanno reso l'Italia quell'Italia che amo... Leonardo da Vinci, San Francesco, Toscanini, Dante, Meucci, Falcone, Borsellino ecc. ecc. Mi fa una rabbia pazzesca pensare a come si devono sentire loro oggi a vedere il paese ridotto così da una classe politica che quando non è mediocre... è criminale !
Il tuo ultimo progetto?
L'ultimo progetto mio personale è stato un'opera multimediale che parla di un soldato inglese sbarcato in Italia durante la seconda guerra mondiale. Ne sto finendo un'altra in questi mesi che riguarda la storia italiana. Invece, l'ultimo progetto discografico è stato l'album solista di Red Canzian appena uscito. Ho suonato e curato alcuni degli arrangiamenti.
I Cugini di Campagna allo sfaldamento, condividi la scelta di Nick Luciani? E' stata una scelta sofferta anche la tua?
Nick ha una soglia di sopportazione molto più alta della mia. E' durato 20 anni in un gruppo che non produce musica da 30. Io ho lasciato il gruppo dopo 7 anni durante i quali ho inciso 3 album (2 dei quali arrangiati da me) e diversi singoli saliti nei primi posti in classifica. Entrai in un gruppo che vendevano solo singoli e ne uscì che vendevano anche degli album. Ho contribuito a dare loro una svolta più internazionale nel sound che è stato puntualmente abbandonato alla mia uscita, optando per un'immagine "casareccia" sia a livello sonoro che visivo.
La mia scelta è stata certamente sofferta perché ho dovuto appunto rinunciare a molto ma Il ruolo di cantante per me è stato sempre riduttivo, cioè solo una parte di quello che m’interessa nella musica. Quando ho visto che nel gruppo non c’era più condivisione nelle scelte musicali, ho lasciato e sono riuscito a vendere milioni di dischi in tutto il mondo come produttore, musicista, autore e compositore… quindi non mi pento assolutamente della mia scelta.
...Ringraziamo Paul Gordon Manners e gli diamo appuntamento sempre qui, su Stelle di Giorno, per un'altra intervista...un'altra emozione!