Massimo Coglitore nasce a Messina nel 1970. Inizia piccolo a girare diversi cortometraggi amatoriali. Nel 1998 gira Uomo di carta primo corto in 35mm. Nel 2002 produce, scrive e dirige Deadline, nuovo corto in 35mm, (in concorso in 144 festival nazionali e internazionali, e vincitore di 64 premi).
Durante la sua carriera, cura la regia di diversi documentari, videoclip, spot commerciali e sociali.
Dal 2003 al 2006 ha tenuto otto laboratori di cinema in diversi licei, con la realizzazione di corti come saggio finale.
Nel 2007 gira il film tv Noi Due per Rai Fiction. Nel 2013 gira The Elevator un thriller psicologico in lingua inglese ambientato a New York, prodotto dalla Lupin Film di Riccardo Neri con il quale ha in cantiere un nuovo progetto "The Straight Path" previsto per il 2015. The Elevator” - scritto da Riccardo Irrera e Mauro Graiani e girato in lingua inglese .
L'intervista:
-Quando ti sei accostato per la prima volta al mondo "artistico"?-
"In un tema alle scuole medie, su che lavoro vuoi fare da grande, ho scritto e spiegato che volevo fare il regista. Forse non sapevo neanche cosa voleva dire, ma un istinto mi guidava. Da piccolo andavo spesso al cinema con i miei genitori. Mio padre aveva un proiettore e una cinepresa Super 8 e girava filmini familiari. Lì credo sia scattato qualcosa di magico, ma non saprei focalizzarlo a livello conscio."
-E oggi, cosa ti spinge a continuare questo percorso?-
"La passione sfrenata, atavica, quasi incontrollabile di emozionarmi davanti ad un film e di cercare di emozionare il pubblico con i miei lavori. La mia è quasi “una necessità”, più che una volontà, di raccontare e parlare con le immagini. Credo che un film debba essere una sorta di viaggio magico e io voglio percorrere con tutto me stesso questo viaggio."
-Chi ringrazieresti per il successo ottenuto?-
"Ho incontrato diverse persone nel corso della mia vita con le quali sono cresciuto professionalmente e umanamente e ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa per crescere. Se dovessi fare due nomi ringrazio senza dubbio Agostino Saccà, ex direttore di Rai Fiction, che mi affido la regia di “Noi due”un film Rai dopo aver visto un mio corto, cosa rarissima al giorno d’oggi e Riccardo Neri il mio attuale produttore col quale sono legato da un profonda stima e amicizia. Riccardo ha creduto in me e abbiamo diversi progetti in cantiere, credo sia uno dei pochi producer italiani con una conoscenza così profonda del cinema e con il quale ogni regista vorrebbe lavorare. "
-Un aneddoto che mentalmente non ti lascia. -
"Più di uno, ma forse c’è un leit motiv comune, più che un aneddoto preciso, quello di sentirmi dire da molti produttori di fare film più convenzionali, più italiani. Io sono felice solo se faccio film che amo e a respiro internazionale, credo che il cinema sia questo, che poi piaccia o no, non mi interessa ne l’omologazione, ne il successo, ma solo emozionare il pubblico con mio modo di raccontare. "
-Parlami del tuo ultimo "progetto".-
"Riccardo Neri, mi fece leggere “The Elevator” scritto da Riccardo Irrera e Mauro Graiani. Ho trovato lo script molto avvincente, con contenuti forti e un’ottima suspence, tutti elementi che amo. Ho accettato subito, anche perché sono un regista a cui piace anche lavorare su script di altri. E’ il drammatico confronto tra Jack, presentatore televisivo, un cinico uomo di successo, e una donna in cerca di vendetta, disposta a tutto e alla disperata ricerca della verità. E’ stata una bella scommessa, perché contrariamente a quanto si potrebbe pensare, girare un film il cui 80% delle scene si svolgono dentro un ascensore, con due soli attori, è davvero un’impresa ardua.
Inoltre, volevo potermi muovere con la macchina da presa con una certa disinvoltura e per questo abbiamo costruito un ascensore con pareti smontabili. James Parks, Caroline Goodall e Burt Young sono attori straordinari che hanno lavorato con grandi registi. E’ stato molto interessante lavorare con loro. Ho cercato di farli sentire sereni, rassicurandoli su tutto, per tirare fuori il massimo. Si è creata una grande armonia a livello umano, che è la base per poter lavorare bene. In un film così difficile, claustrofobico e dialoghi serrati, è proprio sull’interpretazione che ho puntato, mettendomi al loro servizio."
-Definisciti in tre parole.-
"Determinato, generoso, meticoloso."
-Se tornassi indietro cosa non rifaresti?-
"Non ho rimpianti, credo che la serenità interiore, la passione verso il cinema e la sicurezza nei miei mezzi, che oggi ho acquisito, è frutto di tutte le mie scelte, giuste e sbagliate che siano."
-Il tuo film non si piega alle logiche del mercato, pur rimanendo "indipendente" utilizza un linguaggio innovativo e lontano da codici commerciali...-
"Nonostante sia un film indipendente, low budget, abbiamo puntato in alto e con lo straordinario lavoro di tutti credo abbiamo raggiunto una raffinatezza tecnica e una fattura che danno un valore al film più di quanto sia effettivamente costato e ci ha permesso di confrontarci con il mercato internazionale. Gli sforzi ci hanno ripagato, infatti il film è stato acquisito da “Archstone” di Los Angeles per le vendite mondiali, mentre “Tombstone” ne curerà la distribuzione in sala sul territorio americano. Il film è in anteprima mondiale, e in concorso, al 60° Taormina Film Festival e da messinese sono molto felice di tornare dopo 11 anni a Taormina. Spero mi porti fortuna come avvenne allora col mio “Deadline” che vinse nella sezione cortometraggi."
Non ci resta che attendere la distribuzione in sala, mentre l'anteprima mondiale avverrà sabato 21 giugno alle ore 18.00 al Palacongressi di Taormina con ingresso libero !
E non dimentichiamo di rimanere "vigili" quando prenderemo un ascensore!
Stelle di Giorno vi da appuntamento a domani, per un'altra intervista, un'altra emozione!