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La "Fuoriclasse" Benny Cimatti sarà la parkourista Eula sul set di Rex!!

La mia sveglia quotidiana? "Bea", la mia gatta!

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Eccola qui, Benny Cimatti, mentre parla di se ai lettori di Sestodailynews in un'intervista in esclusiva per il nostro quotidiano!

Sono nata a Faenza nel 1989. Ottenuto il diploma al Liceo Linguistico mi sono iscritta al Dams di Bologna ma ho capito subito che fare felice papà non era la cosa migliore per me quindi nel 2009 sono scesa a Roma e ho fatto il provino per entrare all’Accademia di recitazione Fondamenta diretta da Giorgia Trasselli e Giancarlo Fares.

Sono stata ammessa e mi sono diplomata due anni dopo con il massimo dei voti. Da lì è iniziata la mia carriera artistica prima a teatro con spettacoli al teatro dell’Orologio e in seguito con la mia compagnia alla Sala 50 e al Teatro Elettra.

Erano quasi sempre testi inediti scritti ed elaborati da noi che portavamo in scena dove possibile dopo settimane di prove estenuanti e orari improponibili. Per quel che mi riguardava, i miei personaggi erano per lo più comici, la mia vera passione. In seguito sono entrata nella mia attuale agenzia e ho iniziato a lavorare fra televisione, inizialmente spot pubblicitari come Coca Cola, Alitalia, Enel nel quale ho avuto la fortuna di conoscere Luca Miniero grazie al quale sono approdata al cinema nel suo film “Un boss in Salotto” con Argentero e Paola Cortellesi, nel divertentissimo ruolo di Florance. Da due anni consecutivi sono una delle protagoniste della serie tv “Fuoriclasse” (che vede protagonista Luciana Littizzeto) ed interpreto Chiara Biffi.

Sono attualmente impegnata sul set di Rex che mi vede vestire i panni di una parkourista bella tosta di nome Eula.

E sarò infine la protagonista femminile di “Vegan Chronicles”(nel cast anche Francesco Montanari di romanzo criminale), una serie comica che affronta il tema della scelta vegana ironizzando sui luoghi comuni e offrendo spunti di riflessione.

Foto gentilmente concesse da: Paolo Palmieri Photographer e Ph by Marco Giraldi

L'Intervista a Benny

Cosa è per te "fare l'attrice"?

Fare l’attrice per me è un’esigenza. L’esigenza di trasmettere ad un pubblico un mondo interiore, fatto di lacrime, risate, dialoghi assurdi e un’intimità svelata difficile da vedere ogni giorno. La voglia di interpretare personaggi così lontani da te da metterti costantemente in discussione, sia come artista che come donna. Sono partita da questa esigenza per poi arrivare ad amare così tanto questo mestiere da esserne completamente ossessionata. Mi capita quando studio un personaggio di prenderne caratteristiche e sembianze così forti da cambiare la mia persona e doverla ricercare. Mi guardo allo specchio e penso “chi sono oggi? lei o io?”. Fare l’attrice per me è essere parte di questo mondo parallelo in cui un giorno hai 25 anni e ti chiami Benedetta e il giorno dopo ne hai 16, vai ancora a scuola e porti i capelli ricci.

Cosa ti spinge a continuare questa passione?

Quello che mi spinge a continuare credo sia una profonda curiosità. Curiosità verso il mondo che mi circonda e la volontà di poterlo rappresentare in ogni sua creatura. Curiosità verso me stessa e la voglia di mettermi continuamente in discussione. Vedere fino a che punto riesco ad arrivare. Distruggere quei limiti emotivi che ognuno di noi ha per cercare di andare sempre più avanti nella propria crescita. La curiosità rappresenta quello stimolo costante che mi da la forza di continuare in questo mestiere a volte così ostile e spesso pigro. La pigrizia penso sia la malattia più grave che possa colpire un artista perché se ti abbandoni a lei poi corri il rischio di diventare apatico e non operoso come il celebre Oblòmov di Gončarov che non riusciva nemmeno a mettersi gli stivali senza l’aiuto del fedele servo. Ecco eviterei volentieri di fare quella fine lì anche perché non mi posso permettere di non lavorare e le scarpe le so mettere benissimo da sola quindi meglio abbondare di curiosità!

Il tuo primo giocattolo da bambina qual è stato e quale pensiero ti viene in mente ricordandolo?

Era una casetta in legno a più piani che mia madre aveva fatto costruire da un falegname, mi piaceva tantissimo perché quella casa la gestivo io. Decidevo quando i pupazzi dovevano mangiare o andare a dormire. Avevo anche messo delle regole mie che tutti dovevano rispettare. Per esempio lì dentro non si poteva litigare.Lo si poteva fare fuori dalla casa ma lì dentro no. Mi ricordo la notte di Natale, mia sorella ed io aspettavamo con ansia che i miei genitori andassero a dormire per poterci giocare di notte mentre lei, più grande di me, mi raccontava di Babbo Natale e mi spiegava sarebbe arrivato presto per portarmi altri componenti della casa. Mi ricordo che misi la casetta sotto la finestra e andai a dormire. La mattina seguente trovai dentro una barbie, bellissima. Pensai però che era troppo bella e che gli altri pupazzi si sarebbero sentiti a disagio. Allora le rasai i capelli e da quel momento diventò membro gradito della casa.

Qual è la prima parola che dici appena sveglia?

“Bea!” che è il nome della gatta con la quale vivo che puntualmente fa cadere qualcosa dal tavolo o mi si piazza addosso cercando di svegliarmi nella peggior maniera possibile. Si, direi che la parola Bea è diventata la mia sveglia quotidiana.

Ringrazieresti qualcuno per il successo ottenuto?

Ringrazierei sicuramente mia madre per il sostegno che mi ha sempre dato, sia morale che fisico. E’ stata la persona che più mi ha incoraggiata ad andare avanti nonostante mio padre non fosse proprio così felice della mia scelta. Nonostante i suoi difetti mia madre è stata un pilastro fondamentale e una valvola di sfogo meravigliosa. Mi ricordo quando non passai l’ultimo call back di un film importante. Avevo fatto tre provini ed ero arrivata alla fine insieme ad un’altra ragazza. In quel momento vuoi o non vuoi un po’ ci credi e quando ho saputo che avevano preso l’altra ho chiamato mia madre in preda ad una crisi isterica e lei geniale mi ha risposto “Amore sto lavando i piatti. Ti metto in vivavoce. Tu sfogati intanto, io ti ascolto, finisco i piatti e poi piangiamo insieme ok?”. Mi ha preso talmente alla sprovvista la sua risposta che siamo scoppiate a ridere tutte e due finendo a piangere dalle risate invece che dalla disperazione. Ecco a lei dico grazie se oggi sono riuscita ad avere il mio successo in questo mestiere. Le devo tanto. Forse le devo tutto.

Se potessi tornare indietro cosa non rifaresti?

Non ho grandi rimpianti nella mia vita. Sono felice nel dire che ho sempre seguito il mio istinto, giusto o sbagliato che fosse.Rifarei qualsiasi cosa, dall’essermene scappata di casa a 16 anni per far sì che mi miei mi facessero andare in discoteca (non è servito a nulla, anzi ho peggiorato il coprifuoco settimanale) all’aver obbligato la mia insegnante di religione a chiedermi scusa dopo avermi dato della cretina davanti a tutti solo perché a differenza di altri avevo un mio pensiero ideologico. Ho sempre fatto tutto quello che mi sentivo di fare. Sbagliando tanto, crescendo tanto. E’ servito tutto. Forse avrei fatto il Liceo Classico invece del Linguistico ma poi pensandoci è proprio lì che ho conosciuto quelli che sono attualmente i miei più grandi amici e quindi no, sti cavoli dei Classici e mi tengo gli amici.

Mamma e papà quanto hanno influito sulle tue scelte da adulta?

Hanno sicuramente influito sulle scelte morali. Vengo da una famiglia benestante e di grande cultura. Sono cresciuta nella disciplina imposta da mio padre e nell’estro di mamma. Sento di aver scelto la mia strada indipendentemente dalle loro esigenze o volontà. Ho coltivato da sola la mia terra e loro si sono solo preoccupati che io la annaffiassi ogni tanto. Per questo mi sento fortunata, per aver scelto liberamente senza sentirmi legata a vincoli particolari. Mi hanno educata nel sapermi comportare con gli altri, sul lavoro, la professionalità e il rispetto della persona, un’educazione forse fin troppo rigida ma necessaria per me nonostante sia totalmente libera come persona e assolutamente fuori da ogni schema prestabilito o tantomeno borghese. Ma di certo non vorrei mai deluderli per questo mi sento influenzata moralmente, il poco che basta per poterli rendere orgogliosi di me, come donna e come artista.

Qual è la tua città d'origine e cosa ricordi di lei?

Sono nata a Faenza, piccolo centro della Romagna, nella quale torno ormai di rado solo per le festività anche se ho un legame fortissimo con la mia terra. Ogni volta che torno in Romagna è come ritornare alla vita vera per me. Bicicletta, sagre di paese, “mo va la” come se piovessero e vino rosso. E’ una gioia per il cuore. E’ come se spegnessi tutto e mi mettessi sotto carica. Bastano due giorni e la dizione di sei anni tanto sofferta svanisce in pochi minuti. Anche perché con i miei amici è impossibile. Se apro qualche vocale volano ceffoni. Della mia città ricordo con nostalgia le campagne. Hanno dei colori unici ed emanano un profumo tutto loro che non trovo da nessuna altra parte. Sarà perché sono cresciuta lì in mezzo a quella natura, un po’ selvaggia come sono io. Sarà per quello che mi mancano così tanto quelle campagne. A casa mia i contadini portano ancora le verdure e la frutta dei loro campi ed è un’immagine impagabile e così rara che pensi quasi non sia vera per quanto è bella. Eppure esiste. A casa mia per fortuna esiste ancora.

Un pensiero a..................

Il mio pensiero va a Reyhaneh Jabbari condannata a morte per aver ucciso l’uomo che voleva stuprarla. Alla sua forza, all’amore per i suoi diritti e per la sua identità di donna in un paese dove la bellezza è una colpa. Il mio pensiero va a lei, ai suoi familiari e a tutte le donne iraniane che combattono da sempre contro la condizione disumana che le costringe al solo ed unico scopo di procreare, gestire la casa e l’educazione dei figli. Perché “esseri troppo deboli rispetto all’uomo”. A tutte le donne prigioniere di un regime che non le rende libere. Libere di decidere, di sognare, di partecipare attivamente alla vita sociale del proprio paese. Libere semplicemente di poter vivere.

Ringraziamo Benny Cimatti e le diamo appuntamento sempre qui su Stelle di Giorno per un''altra intervista, un'altra emozione!

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