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Arte e Tattoo

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Buongiorno amici e benvenuti a questa puntata della mia rubrica Una Vita Tatuat@.

Oggi parliamo di arte.

Fino al 18 ottobre 2015 il museo del Quai Branly di Parigi ospita “Tatoueurs, Tatoués”: oltre 300 opere che riassumono i cinquemila anni di storia del tatuaggio.

Per ripercorrere l'evoluzione della body art dalle origini ad oggi.

“Tatoueurs, Tatoués” mostra come il tatuaggio tribale si è evoluto con l’avvento dell’età moderna.

Questo e' quanto accade a Parigi ma anche in Italia abbiamo un esempio simile infatti a Venezia nel 2015 avrà inizio la Biennale Internazionale del Tatuaggio che e' un'iniziativa ideata dal Maestro Francesco Perilli (artista internazionale), che in collaborazione con: i critici d'arte Francesca Mariotti già curatrice di quattro edizioni della Biennale di Ferrara, e Gabriele Simongini critico d'arte e giornalista - Plinio Perilli critico d'arte, poeta, saggista e scrittore - Valeria Di Felice antropologa, scrittrice ed editrice - Daniele Perilli pittore - Luca Torzolini scrittore, giornalista e direttore della rivista culturale Re-volver - Mauro John Capece regista - Marco Gucciardi segretario, con il patrocinio del Centro Studi sul Multiculturalismo e dell'Istituto Nazionale di Cultura. Ospite d'onore e padrino dell'evento sarà niente meno che Vittorio Sgarbi.

Insomma sempre di più anche i critici d'arte vedono i tatuaggi come arte vera e propria.

Questa visione dell'arte dell'inchiostro, che io personalmente condivido a pieno, e' ben distante dalla visione storica del tatuaggio e del tatuatore stesso.

Il tatuatore per i Maori era una sorta di sacerdote che "battezzava" giovani uomini e donne adolescenti imprimendo sulla loro cute i segni distintivi della tribù o del grado gerarchico nella stessa; in Thailandia ancora e' così, infatti i monaci buddisti prima di fare un tatuaggio simbolico addirittura si stringono per tre giorni in preghiera per benedire la sacralità del rito.

I tatuatori dei primi del 900 in giro per il Mondo tatuavano, alla meglio con gli strumenti del tempo, marinai e carcerati per imprimere su di loro i segni della vita.

Ed oggi noi tatuatori siamo considerati artisti al pari di un pittore o di uno scultore.

Questa visione a mio parere e' figlia dell'evoluzione delle tecniche, sempre più raffinate, del tatuaggio e conseguentemente delle sempre più evolute richieste dei clienti.

Noi tatuatori ci troviamo di fronte, sempre più di sovente, a clienti che ci chiedono vere e proprie opere d'arte che rappresenti ciò che hanno in cuore in quel momento.

In fin dei conti se penso ad una mia giornata tipo mi trovo non solo a rappresentare artisticamente le immagini che i miei clienti desidera ma anche a dover modulare lo stile sulla base dei gusti di chi mi chiedendo essere tatuato, quindi si: mi sento un artista.

Alla prossima realizzazione nella rubrica Una Vita Tatuat@ !!!

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