Eccoci ad una nuova puntata della mia rubrica Una Vita Tatu@ta, oggi vediamo di capire quanto sono davvero social i tatuaggi.
Ditemi che non conoscete almeno una persona tatuata, o che faccia il tatuatore come mestiere.
Probabilmente siete tatuati anche voi, se vi interessa l’argomento. I tatuaggi, quegli indelebili segni che accompagnano l’uomo da secoli, oggi sono più diffusi e tollerati nella società occidentale dove viviamo.
Anche le persone più insospettabili ne hanno e, ormai, è più raro trovare qualcuno che non ne abbia che il contrario.
La possiamo considerare decisamente arte, ed allo stesso modo possiamo considerare il tatuatore una professione seria e riconosciuta.
Ma tutti questi tatuaggi, in genere nascosti dai vestiti, sono in realtà molto visibili.
Se ne hai qualcuno, probabilmente persone che ti conoscono (ma anche che non ti conoscono), sanno che ne hai, o da chi l’hai fatto, e non so quanto questo mi lasci indifferente, soprattutto quando non vuoi star lì a spiegare i perché di qualcosa che, in realtà, dovrebbe rappresentare cose strettamente personali e non meramente ornamentali.
Perché sono così visibili anche se sono vestito, quindi?
La risposta è semplice: Internet. Tutto è online, a quasi ogni lavoro corrisponde una foto, creando “hype” per l’argomento, per la persona che se l’è fatto, e per chi l’ha fatto.
Ovviamente potrebbe anche rientrare nella categoria tatuaggi brutti, e sappiamo la Rete come si comporti con i così detti “epic fail”.
Ad ogni modo, visto che non viviamo in Oceania né in tribù dove il tatuaggio ha valenze simboliche sociali, possiamo considerare il tatuaggio in una nazione come la nostra una forma d’ornamento personale moderna.
Ho pensato che, da una parte, tutta questa visibilità ha ormai sdoganato il tatuaggio come forma d’arte e abbellimento, eliminando finalmente molti pregiudizi che da sempre accompagnano questo “mondo” ma che, allo stesso tempo, ha fatto sì che cambiasse l’attenzione verso quest’arte.
Ora detto tutto questo non saprei davvero se considerare positivo o meno questa diffusione, quasi virale, dei tatuaggi sui social network e sul web, sinceramente, visto il mio lavoro, di sicuro dovrei considerare questa diffusione come un pubblicità e quindi come un vantaggio però come amante e cultore della filosofia per cui il tatuaggio ed il suo significato sono qualcosa di estremamente personale ed intimo non vedo poi così positiva questa tendenza.
Io, per esempio, non pubblico quasi mai i lavori che eseguo sui miei clienti spesso perché essendo personaggi pubblici il mio compito e' anche quello di tutelare la loro privacy e secondariamente perché ritengo che un tatuaggio smette di essere mio nel momento stesso in cui finisce sulla pelle del mio cliente perché diventa per lui un ricordo indelebile di un momento della sua esistenza.
Vi aspetto al prossimo articolo di Una Vita Tatuat@ !!!