Cari lettori e lettrici bentrovati/e nella rubrica Vibri@mo Insieme,
oggi parleremo di un sentimento che, se non vissuto in modo costruttivo, può rovinarci l'esistenza: il senso di colpa.
Ma da dove nasce il senso di colpa? Colpa, dal greco amartia, significa mancare il bersaglio. "Non sono abbastanza....... e quindi non merito......" E un'emozione con diverse sfumature e, nella sua accezione costruttiva, permette di contenere le pulsioni distruttive, di prendere coscienza della sofferenza altrui e di riconoscere i nostri limiti.
Ognuno di noi ubbidisce al proprio "giudice interiore", il quale ci ricorda costantemente gli insegnamenti che abbiamo ricevuto dai nostri genitori, dalla religione e dalla regole sociali. Quando non rispettiamo, anzi ci allontaniamo da queste regole ci sentiamo in obbligo di pagare un prezzo in termini di sofferenza interiore per avere osato desiderare qualcosa di diverso.
Chi si sente "colpevole" soffre la paura dell'abbandono, il timore di perdere l'amore e l'approvazione degli altri. Fra le conseguenze c'è anche il rafforzamento ulteriore di una bassa autostima, di un continuo senso di inadeguatezza. Numerose ricerche hanno dimostrato che sono le donne a provare maggiormente il senso di colpa, particolarmente nell’ambito delle relazioni interpersonali.
Il senso di colpa ci rende manipolabili e così ci sottomettiamo indifesi ai desideri e alle richieste altrui. Ci sentiamo in "obbligo" di dare sempre di più, di fare sempre di più, di esserci sempre di più.
Ci annulliamo nell'altro, annulliamo i nostri desideri, i nostri sentimenti e siamo sempre pronti a dire si, eccomi! Sono qui per te! Questo conduce spesso a provare emozioni spiacevoli legate al senso di colpa come rabbia, frustrazione, tristezza e, a volte, disperazione.
Una lettrice mi scrive: Ciao Laura, mi trovo in una situazione veramente faticosa! Sono stata cresciuta da una zia, dato che i miei genitori non avevavno la possibilità di occuparsi di una bimba piccola. Adesso questa zia è anziana e sofferente. Io mi sono offerta di trovarle un alloggio vicino a casa mia e una persona che potesse prendersi cura di lei durante il giorno. Lei mi ha chiesto di venire a vivere con me e con mia madre che, premetto, ha 80 anni e ha bisogno di continue attenzioni. Io non posso farlo. Lavoro tutto il giorno e, quando posso, mi occupo anche della nipotina appena nata. Non avere accolto la sua richiesta mi fa sentire tremendamente in colpa. Cosa fare? Sottomettermi alle sue richieste oppure rifiutarle e stare male?"
Cara lettrice è importante capire che tu non sei responsabile delle scelte di tua zia.
Tu hai accolto la sua richiesta di aiuto, ti sei offerta di trovarle una casa vicino alla tua e di occuparti di tutto il resto ma lei ha posto delle condizioni.
Ti suggerisco un semplice esercizio di visualizzazione per superare questo sentimento legato al senso di colpa e da fare tutte le volte che desideri.
Fai tre respiri profondi, visualizza tua zia nella nuova casa, ti sorride, è contenta, soddisfatta e ti ringrazia.
Tu sei con lei, sei tranquilla perchè sai che le vuoi bene e che stai facendo del tuo meglio con le risorse cha hai a tua disposizione.Finisci la visualizzazione con voi due che vi abbracciate serenamente.
Aspetto le Vostre richieste e Vi do appuntamento al prossimo articolo di Vibri@mo Insieme !!!